Favino, la sua voce, la cadenza, ma soprattutto i suoi occhi.
Io sul lavoro ne ho visti occhi del genere, tanti e non erano (bravissimi) attori, ma uomini, donne e ahimè anche bambini.
Quegli occhi da lui così ben messi in scena, ti tagliano in due come una lama, in 3 secondi.
Quel guardare chissà dove, cercare chissà cosa, mentre ti parlano, ti chiedono una mano, ti ringraziano perchè puttana troia gli hai dato 3 pacchi di pasta e 1 litro di latte e vaffanculo tu vorresti mangiarti una merda piuttosto che guardarli negli occhi.
Anni fa vidi quegli occhi, per la prima volta, in un bambino che mi fece leggere un tema con dentro tanto dolore per la mancanza da casa che ci si poteva riempire il mare che separa le due nazioni.
Poi li ho visti tante altre volte.
Li vidi nelle facce di quei 3 bambini che accompagnai con mamma e papà in un albergo perché casa loro aveva preso fuoco; casa, oddio, una baracca affittata in nero.
Li ho rivisti quando giocando a pallone un ragazzo arabo mi venne incontro dicendo che anche se io non mi ricordavo chi fosse, lui di me si ricordava eccome, perchè era uno dei tre bambini che avevo accompagnato in albergo.
Li ho rivisti in un ragazzo arrivato qui e ritrovatosi tetraplegico, lontano da casa e senza sapere la lingua.
Li ho rivisti in un ragazzo arrivato qui e ritrovatosi tetraplegico, lontano da casa e senza sapere la lingua.
L'ultima volta mi è successo a Su la testa grazie a Valentina Tamborra ed alle sue foto, alle parole di 3 ragazzi che avessero saputo l'italiano avrebbero raccontato le stesse cose di Favino, senza l'ansia della censura Rai.
Non si tratta di politica, si tratta di empatia, la grande, grandissima assente di questi giorni così squallidi, di questa campagna elettorale così vomitevole, di queste parole così cattive verso chiunque sentiamo appena appena un po' distante da noi.
Guardare quegli occhi con empatia significa sentire almeno una parte del loro dramma, della loro fatica, del loro dolore, non vuol dire essere di questo o quel partito che vadano affanculo, si tratta di essere umani, si parla di umanità, di cuore, di pietas, si parla di avere l'intelligenza di fermare il nostro egoismo di fronte alla sofferenza altrui.
Non si tratta di politica, si tratta di empatia, la grande, grandissima assente di questi giorni così squallidi, di questa campagna elettorale così vomitevole, di queste parole così cattive verso chiunque sentiamo appena appena un po' distante da noi.
Guardare quegli occhi con empatia significa sentire almeno una parte del loro dramma, della loro fatica, del loro dolore, non vuol dire essere di questo o quel partito che vadano affanculo, si tratta di essere umani, si parla di umanità, di cuore, di pietas, si parla di avere l'intelligenza di fermare il nostro egoismo di fronte alla sofferenza altrui.
Ecco, grazie Favino, speriamo che per merito tuo qualcuno prima di riempirsi la bocca di merda per poi sputarla, si ricordi di quegli occhi e li guardi, davvero.
Finchè mi faccio prendere a calci nel culo sarò sempre straniero.
Chi guarda certi occhi, non può restare indifferente.
Il resto non conta.
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