Per Francesco, per Elisabetta, per Tomaso, per noi stessi
Pensate a tre amici, ad una vacanza esotica, spirituale, di ricerca.
Pensate ad un incubo, che inizia con una tragedia e pian piano, invece di scemare e portarvi al risveglio, peggiora, ogni giorno, nei modi più impensabili.
Pensate ai vostri cari, lontani, troppo lontani nel momento del bisogno.
Pensate ad un padre, ad una madre, a sorelle e fratelli.
Pensate
a degli amici, quelli veri, quelli di tutta una vita, quelli che anche
se non se lo sono mai detto si vogliono un bene dell'anima.
Francesco Montis, Elisabetta Boncompagni e Tomaso Bruno sono dentro questa terribile storia. Francesco muore, all'estero, in India, durante una vacanza insieme ai suoi due amici.
Elisabetta e Tomaso passano dall'angoscia per l'amico morto alla paura, al terrore per la propria libertà, per la propria vita.
Perchè da subito, senza dar loro il tempo di immaginarselo, vengono accusati di aver ucciso il loro amico.
Vi chiedo cortesemente di leggere queste righe, fino in fondo.
Probabilmente ad un certo punto vi direte "non è possibile"
Comprensibilmente potreste anche credere alla loro colpevolezza, è umano, non vergognatevi di farlo, ma continuate a leggere, se ce la fate, fatelo senza pregiudizi
Magari vi immaginerete qualche vecchio film, dove di solito i protagonisti sono gente tipo richard gere, sean penn, susan sarandon; ma questo non è un film.
Tomaso vive ad Albenga, dove da mesi (anzi ormai è purtroppo più giusto dire da anni), i suoi Amici stanno battendosi come leoni per lui ed elisabetta, per far avere alla loro storia un pò di visibilità in italia, per sensibilizzare la cosiddetta opinione pubblica, per non farli sentire soli, anche a migliaia di km di distanza.
Vi chiedo cortesemnete di leggere queste righe, fino in fondo.
Dopo di che, se lo riterrete giusto, vi chiedo di riflettere sulla possibilità di esporvi un pochino, chiedendomi i moduli da firmare, che vi manderò via mail.
Se lo riterrete giusto, se lo riterrete importante, vi chiedo di parlare di questa storia, di far leggere queste righe a più gente possibile.
Se lo riterrete giusto vi chiedo di proporre anche a loro di firmare la petizione che vi manderò e di concordare con me le modalità di spedizione.
Perchè molti di voi non conoscono Tomaso o Elisabetta o Francesco
Ma tutti sappiamo quanto sia importante la libertà, anche se spesso ce ne rendiamo conto solo quando ce la portano via.
Grazie fin d'ora per l'attenzione.
Illustrazione dei fatti.
Il giorno 4 febbraio 2010 in Varanasi in una camera dell'Hotel Buddha,
veniva rinvenuto agonizzante Francesco Montis, compagno di Elisabetta
Boncompagni.
Tomaso Bruno, Elisabetta
Boncompagni condividevano la stanza con Francesco Montis e, appena
accortisi della situazione, chiamavano lo staff dell'albergo per
chiedere soccorso.
Sul luogo non giungeva
un’ambulanza bensì un taxi ed il ragazzo veniva trasportato
all’ospedale più vicino, dove un medico ne constatava il decesso.
Tomaso chiamava immediatamente il numero di emergenza dell'Ambasciata
Italiana a New Delhi, la quale gli forniva indicazioni sul da farsi.
Successivamente la polizia di Varanasi imponeva a Tomaso ed Elisabetta
di restare in albergo e di non usare internet, consentendo però loro
l'uso dei telefoni cellulari.
Il giorno 7 febbraio
2010, in presenza dell'Avvocato Mr. Vibhu Shankar dello Studio Titus di
Delhi (nominato su indicazione dell'Ambasciata), Tomaso ed Elisabetta
venivano tratti in arresto con l'accusa di aver strangolato Francesco
Montis sulla base di postmortem (esame autoptico) che relazionava che la
morte era avvenuta per asfissia da strangolamento.
Lo Studio Legale Titus, avvalendosi anche della consulenza dello Studio
Tulsi sempre di New Delhi, faceva eseguire una controperizia dalla quale
si evince che la morte è avvenuta per asfissia, ma non da
strangolamento bensì per altre cause.
I due ragazzi
sono detenuti da quella data nel Distric Jail di Varanasi , essendosi la
polizia riservata il deposito della chiusura delle indagini sino allo
scadere dei termini (90 giorni) con continui rinvii ogni 14 giorni.
Il 26 Aprile 2010 la Polizia depositava il foglio preliminare di accusa
al Pubblico Ministero, il quale tuttavia aspettava la scadenza dei
termini per la presentazione al Giudice.
Il 10
maggio 2010 il Giudice, preso atto dello stato di accusa ( Crimine n° 34
del 2010), fissava la prima udienza del Procedimento Penale per il
giorno 21 maggio, quando il Pubblico Ministero ha esposto le accuse
mosse contro Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni.
Nel frattempo lo Studio Legale Titus presentava istanza per la
richiesta di libertà su cauzione (dopo alcuni rinvii dovuti alla
mancanza della presentazione della documentazione da parte del Pubblico
Ministero) ed il 19 aprile 2010 veniva fissata l’udienza per la discussione finale.
Il 19 Aprile 2010 (in presenza dell’addetta consolare Sig.ra Maurizia
Costanzo), il Giudice non si presentava in aula e l'udienza veniva
rinviata d'ufficio al successivo 3 maggio 2010.
Il 3
maggio 2010 (in presenza dell’addetto consolare Dr. Davide Franchini),
poiché il Giudice titolare era assente per ferie il Giudice che lo
sostituiva, non essendo a conoscenza della pratica, rinviava nuovamente
l’udienza al 13 maggio 2010.
Il 13 maggio 2010 il Giudice, senza fornire alcuna motivazione, respingeva l’istanza di libertà su cauzione.
Il 7 giugno 2010 avrebbe dovuto aver inizio il Processo presso il 13°
Distretto Aggiuntivo di Varanasi (Trial Court) ma, per uno sciopero dei
Pubblici Ministeri iniziato il 27 maggio 2010 e terminato il 15 giugno
2010, veniva fissata una nuova udienza per il 18 giugno 2010 (nella
speranza di non trovarsi nuovamente di fronte a simili intoppi).
Ciononostante, anche l’udienza del 18 giugno 2010 non si è potuta
tenere in quanto il Giudice era in ferie ed il processo veniva rinviato
al 29 giugno 2010.
Nel frattempo, in data 15 giugno 2010 lo
Studio Legale Titus presentava ricorso all’Alta Corte di Allahabad e
formulava una nuova richiesta di Libertà su cauzione.
Tale richiesta veniva respinta in data 9 luglio 2010, senza aver
neppure concesso alla difesa di poterla relazionare, con la seguente
motivazione : “ essendo le indagini ancora in corso ed in una fase
cruciale, l’istanza viene respinta”.
Il Giudice che
ha esaminato l’istanza non si era evidentemente accorto che nel
frattempo il processo era regolarmente iniziato e le indagini erano
state dichiarate chiuse il 31 marzo 2010.
Intanto il 6 luglio 2010 iniziava l’interrogatorio del primo testimone (il manager dell’Hotel Buddha, dove i ragazzi alloggiavano).
Da quella data al 21 settembre 2010 (udienza finale per
l’interrogatorio del manager) si è susseguita una lunga serie di
udienze, prima per il controinterrogatorio della difesa per conto di
Tomaso Bruno e poi per conto di Elisabetta Boncompagni, intervallate da
una serie infinita di rinvii per lutti, assenza del testimone, assenza
del Pubblico Ministero, ferie del Giudice, motivi di ordine pubblico
eccetera eccetera.
Dal 21 settembre al 20 di ottobre 2010 non
si sono più tenute udienze a causa di uno sciopero degli avvocati di
Varanasi, che è terminato il 15 ottobre.
Il 29 di Ottobre 2010
la Suprema Corte dell’India, pur respingendo la richiesta di Libertà su
Cauzione (perché non incline a concederla a cittadini stranieri),
osservava che gli imputati sono stranieri e che quindi sarà giusto ed
opportuno che il processo si concluda entro tempi ragionevoli.
Veniva pertanto stabilito:
1) di concludere il processo entro tempi ragionevoli poiché entrambi gli imputati sono stranieri;
2) di condurre il processo giorno per giorno così da poterlo
concludere entro tre mesi a partire dalla data odierna (29/10/2010)
3) di non permettere alcun aggiornamento delle udienze se non per motivi eccezionali.
Il mese di giugno, il mese di settembre e parte di quello di ottobre
2010 passavano pressoché a vuoto ed anche nel mese di novembre 2010,
nonostante la suddetta Ordinanza della Corte Suprema, si continuava con
una serie di rinvii inspiegabili.
Ad esempio, l’udienza del 30
novembre 2010 non si teneva perché gli agenti di Polizia che avrebbero
dovuto recarsi in Aula a testimoniare erano stati tutti trasferiti
quindi, non prestando più servizio nella stessa Stazione di Polizia, non
erano reperibili da parte del Pubblico Ministero.
È evidente che tale situazione è assolutamente inaccettabile.
Nel mese di dicembre 2010, nonostante 4 ulteriori rinvii e la chiusura
per le festività natalizie dal 25 al 31 dicembre,si tenevano 8 udienze.
Il 13 dicembre 2010 iniziava l’interrogatorio del medico (Dr.
R.K.Singh) che aveva eseguito la prima autopsia, un medico specializzato
in oculistica.
Tale interrogatorio, intervallato dai consueti rinvii, terminava il giorno 15 gennaio 2011.
Il 20 gennaio 2011 iniziava l’interrogatorio del secondo medico (Dr. A.K. Pradhan) che aveva eseguito la seconda autopsia.
Questo interrogatorio, nuovamente costellato da molteplici rinvii, si protraeva sino al 21 febbraio 2011.
Nel frattempo la data fissata dalla Suprema Corte dell’India per il
termine del processo (29 gennaio 2011) era stata ampiamente disattesa
sia dal Giudice che dal Pubblico Ministero.
Il 25 febbraio 2011
avrebbe dovuto iniziare l’interrogatorio del 12° testimone dell’accusa,
ovvero il poliziotto che aveva iniziato le indagini (Mr. Saghir Ahmed)
ma, a causa delle sue ripetute ed ingiustificate assenze (ben 9 volte),
tale interrogatorio cominciava solo il 10 marzo 2011 e si protraeva sino
al 01 aprile 2011, con altri 6 ingiustificati rinvii, avallati dal
Giudice nonostante l’ordine della Suprema Corte Indiana.
Il 1°
aprile 2011 iniziava anche l’interrogatorio del 13° testimone
dell’accusa (Mr. D. Singh), il funzionario di polizia che aveva concluso
le indagini.
Tale interrogatorio terminava il 7 maggio 2011, dopo 13 udienze utili e 7 rinvii.
Intanto il 21 aprile 2011 la Suprema Corte dell’India, su richiesta di
proroga del Giudice presentata in data 4 febbraio 2011, concedeva
ulteriori due mesi per il termine del processo (quindi fino al 25 giugno
2011).
L’11 maggio 2011 avrebbe dovuto tenersi la deposizione di Tomaso ed Elisabetta.
Tuttavia il Pubblico Ministero, dopo aver chiesto tempo sino al 16 maggio 2011, non si presentava neppure in quella data
La deposizione di Tomaso ed Elisabetta iniziava quindi il 19 maggio 2011 e terminava il 23 maggio 2011.
Il 27 ed il 31 maggio veniva assunta la deposizione dell’avvocato della difesa, Mr. Vibhu Shankar.
Dal 1° giugno al 10 giugno 2011 il Giudice si tratteneva in ferie.
Il 13 giugno 2011 avrebbe dovuto iniziare la requisitoria del Pubblico
Ministero ma, a seguito di sua richiesta, gli veniva concesso ulteriore
tempo per prepararsi, sino al 16 giugno 2011.
Il 18 giugno 2011 terminava la requisitoria del PM.
Il 20 giugno 2011 avrebbe dovuto iniziare l’assunzione delle
argomentazioni della difesa ma, a causa di un nuovo rinvio, ciò non è
stato possibile.
Dal 22 giugno 2011 all’8 luglio 2011 la difesa
ha sostenuto le sue argomentazioni a sostegno dell’innocenza di Tomaso
ed Elisabetta.
Dall’11 al 15 luglio 2011 vi è stata la replica del PM.
La difesa avrebbe voluto fare ancora alcune considerazioni su quanto
affermato dal PM nella sua controreplica, ma non gli veniva concesso.
Il 23 luglio 2011, alla presenza del Dott. Cesare Bieller
dell’Ambasciata Italiana a New Delhi, alle ore 17 è stata emessa la
sentenza di condanna all’ergastolo per Tomaso Bruno ed Elisabetta
Boncompagni.
In fase di lettura della sentenza il
PM, sentito che il giudizio era di colpevolezza, richiedeva il massimo
della pena e cioè la Pena di Morte, che il Giudice nella sua magnanimità
ha forse ritenuta eccessiva in quanto in India è riservata a gravi atti
di terrorismo.
Se siete arrivati a leggere fino a qui e siete ancora intenzionati a dare il vostro piccolo, ma significativo, contributo, vi chiedo di contattarmi all'indirizzo mail: albertocalandriello72@gmail.com vi invierò i moduli e la petizione e concorderemo insieme la consegna.
Grazie anche solo per aver ascoltato questa allucinante vicenda.
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