La mia prima esperienza al Palio dei Rioni di Albenga si è svolta tra porchette, birre e botti di vino. (estiqaatsi pensa che essere buon modo per iniziare)(cit.)
Prima di tutto, due cose sul Palio in sè, le polemiche, le lamentele, gli obblighi.
Al netto del fatto che io non sono per niente appassionato di rievocazioni storiche, trovo il Palio una manifestazione meravigliosa e, soprattutto, OBBLIGATORIA in un centro storico come quello di Albenga, che a mio avviso è dopo Genova il più bello, QUANTOMENO della Liguria. Un posto così non può non avere una manifestazione che ne valorizzi la storia e lo rivesta di fascino, come quello che si respirava nei caruggi nei giorni scorsi. I rioni, le bandiere, le ambientazioni, i costumi, le sfide, tutto questo, anche se a me non interessavano più di tanto, hanno reso il centro storico unico, vivo, ma soprattutto PIENO, PIENISSIMO di gente.
Non sono d'accordo con i commercianti del centro storico che non solo non hanno aderito, che era un loro diritto, ma hanno accampato motivazioni a tratti assurde, parlando di dignità personale. Ma cosa state dicendo???? Possibile che metter su due travestimenti, 4 sacchi di juta e cose simili, come era necessario fare per tenere aperto (e del resto, se vogliamo fingere di essere nel 1227, fingiamolo fino in fondo o non fingiamolo affatto) vi creino sti scompensi? Non è che poco poco siete prevenuti?
E l'euro di ingresso? Lo trovo IL MINIMO, visto lo sforzo che si fa, migliorabile certo come ogni cosa, per allestire NON UNA SAGRA ma una rappresentazione, con costumi, figuranti, scenografie e quant'altro. Possibile che la stampa locale invece di rallegrarsi dell'evento e sponsorizzarlo per attirare gente in periodi così grigi abbia preferito dar voce sempre e quasi solo agli scontenti ed ai mugugnoni???
Non ho nessuna simpatia politica per questa amministrazione, ma anche tenendo conto di diatribe con associazioni amiche, non si può non dare atto al sindaco ed alla giunta di aver trovato (copiato? rubato?) una formula vincente ed un equilibrio ormai adeguato per gestire al meglio questi 4 giorni.
Ecco, forse a voler trovare un difetto, 4 giorni magari potrebbero essere troppi, specie se due di questi sono pre-feriali. Eliminarne uno concentrerebbe maggiormente gli eventi, magari aumentando la confusione, però evitando di trascinare e rendere noiosa l'impostazione.
Ma come ho detto prima, la formula è vincente e si può solo che migliorare.
Calmierare i prezzi invece lo trovo doveroso, altrochè. Se nella cantina dove ero io eravamo assolutamente onesti sia di prezzo che di quantità, altri posti erano assolutamente inadeguati, in entrambi i sensi, poco e caro.
Albenga poi mi da sempre emozioni antiche e mai dimenticate; è inutile, lavorare con i ragazzi dell'Associazione Zoo per me è sempre un ritrovare sentimenti di appartenenza, ad un luogo che non ho mai lasciato del tutto. Già arrivare da Viale Pontelungo e vedere le torri che si stagliano imponenti mi dava allegria e voglia di fare, se poi aggiungete due porchette di 60 kg cadauna, salciccia, birra alla spina, botti di vino e mojitos, beh immaginerete il mio stato d'animo nei 4 giorni del palio!!!
La cosa meravigliosa di tutto ciò è lo spirito di servizio che anima la banda dello zoo, servizio verso la propria città, impegno a migliorarla, renderla più interessante e culturalmente attiva: 4 giorni in cui ognuno di noi si è oggettivamente sparato un bel mazzo, con lo scopo di raccogliere fondi per mantenere l'appuntamento annuale con il festival Su la testa, una manifestazione che credo ci invidi QUANTOMENO la nostra provincia di savona.
4 giorni in cui vedevi avvocati, designer, imprenditori, cantautori, assistenti sociali di spessore (io), contadini, bagnini, educatrici, architetti vestiti in tema medioevale servire i tavoli, pulire, cucinare, tagliare porchetta, sempre con il sorriso sulle labbra, pronti a fare una battuta con l'amico che passava a salutare, pronti a cantarsene un paio in coro, sempre e comunque disponibili e collaborativi.
L'importanza, per me, di collaborare con queste persone è fondamentalmente questa: trovare la voglia e la volontà di fare qualcosa per il posto dove si vive, dove si è cresciuti, dove abbiamo affetti e radici; non importa se nessuno di noi è barista, cuoco, cameriere perchè con lo spirito che ci anima, possiamo diventare tutto questo e molto di più. Questa lezione, imparata già quest'inverno e ripassata ora è la molla che mi ha spinto ad intraprendere una strada magari pretenziosa ma stimolante anche a Tovo, nel paese di mia moglie, ma questa è un'altra storia.
Per ora restano ancora vivi gli sguardi, i saluti, gli abbracci, il ritrovare le persone della mia infanzia ed adolescenza, nelle strade, nei vicoli e nelle piazzette che mille volte ho percorso e che dopo anni ancora sento così familiari.
(Sia chiaro che tutta sta spatafiata va intesa immersa in quantità IMPORTANTI di birra) (e ribadisco IMPORTANTI)
Sù la testa!!!
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