giovedì 30 settembre 2010

joe r lansdale - una stagione selvaggia




Hap e leonard, che bella coppia!
Ho preso i primi tre episodi di questa specie di saga che li vede protagonisti e devo dire che loro due sono personaggi ben fatti, uno con le sue paturnie che fa da narratore (Hap) e poi Leonard che è una superstar, nero, gay, con un'acidità che più che da gay è da donna pesantemente mestruata.
Il primo racconto va via abbastanza facile, entra in scena una ex e sono cose brutte, che noi servi della gleba insomma, lo capiamo bene come funziona.
Le ultime 60 pagine scuriscono di brutto il racconto, a volte quasi splatter.
La trama in se lascia però un po' perplessi, ok i nostalgici, ok i doppiogiochisti, ma sembra tutto un po' troppo scolastico, prevedibile.
E soprattutto, nota più negativa, alla fine del libro non mi è rimasta affatto la voglia di iniziare subito il secondo, che va bene che sto cercando di variare un po' e non fissarmi sempre sullo stesso genere o scrittore, ma dopo 250 pagine, un minimo di desiderio, avendo altri due suoi libri pronti sulla scrivania, mister lansdale poteva lasciarmela.
Da rivedere più avanti.

mercoledì 29 settembre 2010

louis p. masur - runaway dream




Born to run.
Un libro su born to run, che se qualcuno fosse appena sceso da marte ricordo essere un disco di bruce springsteen del 1975.
IL disco.
Di cui ho:
il cd
il cd col libretto con 3\4 foto aggiunte
il cd del 10° anniversario edizione americana
il cd dell'edizione giapponese
il cd dell'edizione uscita con un giornale spagnolo con libro in spagnolo
il cd dell'edizione uscita con un giornale italiano
il cd singolo
il vinile
il vinile remastered 200 grammi
il vinile dove invece che Jon Landau c'è scritto John Landau
il vinile greco
il vinile israeliano
il vinile argentino
il vinile italiano con l'adesivo scritto in italiano
il vinile italiano col poster in omaggio
il vinile "not for sale"
il picture disc
il 45 giri
l'edizione rimasterizzata del 2005
spartiti per pianoforte (che ovviamente non suono)
libro fotografico
spilletta

di cui ho la maglietta con su la copertina, che mia moglie, che di solito sclera per le mie manie ha scelto PERSONALMENTE di indossare in sala parto quando è nata virginia, che ovviamente non è stata più lavata ed è li coi chiari segni di un parto impressi tra la barba di bruce ed il faccione di clarence.

Uno disco di cui ho scritto giusto quelle due righe.
Tipo queste
e queste
oppure queste

insomma, per me è IL disco e lo dico consapevole che lo springsteeniano medio è in pieno (e giustificato) trip da Megasuperextradeluxedition di Darkness on the edge of town
Cosa può dirmi ANCORA un libro su “IL disco”?
Considerato che io ritengo il filone dei libri su springsteen abbondantemente satollo di libri non propriamente indispensabili (MA mai satollo come il filone di libri sui fans di springsteen... ma lasciamo perdere) al punto che l'unico che dovrebbe uscire è quello scritto da bruce medesimo E POI BAAAAAAAAAAAAAAAAASTA, ho iniziato questo libro senza grosse aspettative, se non il piacere di averlo ricevuto in regalo da amici (ed un libro regalato si legge SEMPRE figurarsi poi un libro su “IL disco”).

Invece
invece, vuoi che “IL disco” è un argomento di cui credo non mi stancherò mai, vuoi che l'autore scrive bene, semplice, con qualche 'neddoto interessante, vuoi che ok sono tutte cose dette e ridette ma NON FANNO MAI MALE, beh alla fine nei 3 giorni che ci ho impiegato, il libro (accompagnato dall'ascolto de “IL disco” in cuffia, bell'esperimento) è riuscito ad emozionarmi.
E se ormai non faccio più caso ai lucciconi ogni volta che ascolto Thunder road o alla pelle d'oca che si alza durante Jungleland o al piedino che si agita in She's the one, beh che un libro riuscisse ad emozionarmi anche se poi diceva cose quasi tutte già note è stata una bella sorpresa.
Lo scrittore ha tra l'altro anche un paio di approcci ai testi molto interessanti, che mi hanno fatto dare una lettura se non altro più completa di quello che a mio avviso rimane tutt'oggi il disco più bello della storia del rock.

lunedì 27 settembre 2010

una nipote come lei

Il giorno in cui i miei genitori conobbero i genitori di simona, all'epoca mia fidanzata, già promessa sposa.
Novembre 2002.
Il giorno del non ritorno, diciamo.
Che quel giorno la cosa non era più tra me e mia moglie, ma c'erano di mezzo le famiglie.
E non si può più tornare indietro.
Il 40° anniversario di matrimonio dei miei suoceri.
Quel giorno io e simona eravamo vicino a due dei miei 4 cognati, la sorella più grande di simona e suo marito, quelli che non solo cronologicamente erano stati i primi ad accogliermi come “uno della famiglia”, da quando una sera eravamo andati ad un teatro dove c'erano anche loro e lei me li aveva presentati ed io avevo notato che in tempo zero si erano messi in fila per presentarsi.
Loro ed i loro due figli, silvia e giacomo all'epoca di 10 e 6 anni.
Ed ovviamente eravamo vicino ai miei, con mia madre che tempo zero era diventata amicissssssssssssssssssssssssssssssssima della mia futura suocera che Oh sembra di conoscerci da anni.

Va beh, siamo lì col culo sotto un tavolo di un ottimo ristorante dell'entroterra ligure, che stiamo chiaramente facendo onore alla meravigliosa cucina tipica, che tutto sommato l'imbarazzo iniziale è svanito, e buonanima di mio padre, perfettamente a suo agio, mi indica silvia, la mia quasi nipote di 10 anni e se ne esce trionfante con “Oh, mi raccomando voi due, voglio una nipotina bella come lei”.
Così, dal nulla.
Robe che uno per reazione la piccola potrebbe iniziare ad odiarla solo perchè è stata il soggetto di sto battutone.
Non è andata così, per fortuna.
Silvia, che ora è mia nipote, mi ha voluto bene da subito, solo per il fatto che ero il fidanzato di zia simona, allora di riflesso voleva bene anche a me.
Ed io a lei, ovvio.

Che la silvia è una che ci crede. A tutto quello che fa. Ad esempio crede al discorso del “Nostro Meglio” e lo fa sempre, in ogni cosa che fa. E la vedi che sprizza entusiasmo e voglia per le cose in cui si impegna, siano la scuola, gli scout, gli amici, il suo attuale ruolo di “quasi zia” verso le cuginette, tutto.
Silvia è veramente una grande, robe che insomma, non solo per l'aspetto estetico io ci metterei non una ma cento firme che si avverasse la richiesta di mio padre.
Silvia è bella, bellissima, dentro e fuori, si vede dagli occhi, da come le brillano quando è contenta o quando ti racconta qualcosa in cui crede o quando le dai fiducia e lei si riempie di orgoglio, si vede dalla dolcezza del suo sorriso, dalla serietà del suo sguardo.

4 mesi fa con gli scout ha fatto uno spettacolo, dove era la protagonista principale.
Ed io sono rimasto sconvolto.
Perchè ora silvia è una donna.
Sarà stato l'abbigliamento, il tono con cui recitava, il fatto che addirittura alla fine fosse vestita “da adulta”, ma quella sera ho capito che era diventata davvero grande.
E chiaramente la cosa mi ha messo su un filo d'anzia, anche se sono solo lo zio, perchè se lei che ho conosciuto bambina ora è donna, io sono vecchio.
E perchè comunque ho questa specie di impegno che voglio mantenere con mio padre e le cose si fanno complicate, che mica è facile essere come lei.
E perchè diventare adulti mica è semplice, anche per una come lei, anche per chi viene da una famiglia come la sua.
Ma lei riuscirà, riuscirà bene, riuscirà in tutto.

Sono probabilmente di parte, ma vedere lei mi consola rispetto alle ragazzine che vedo in giro di solito (nota personale, capisci che sei vecchio quando una diciottenne con una minigonna corta non ti fa pensare a te stesso diciottenne ma A TUA FIGLIA diciottenne e quindi ti rovina la giornata), perchè è veramente troppo in gamba.

Un mesetto fa eravamo tutti insieme ad una sagra e lei è arrivata accompagnata e davanti a tutti ha detto “CTTLNDR”, che io ho pensato “'zzo fa recita un codice fiscale??”.
Invece stava dicendo Ciao a tutti lui è andrea.
Che senza avergli mai parlato, ci voglio già bene ci, che se lei ha deciso che va bene, ha sicuramente ottimi motivi.

Oggi silvia compie 18 anni, spero che passi una giornata indimenticabile, una delle tante legata al suo 18° compleanno.
Insieme al regalo, le ho preparato un biglietto di auguri un po' particolare.
Il giorno della sua Cresima le avevamo regalato uno stereo con dentro Born to Run di Springsteen, quindi sempre restando in tema musicale, ho deciso di cambiare un po'.

Questa è una canzone di Bob Dylan, le cui parole sono a mio avviso le più belle per augurare ogni bene a chi la si dedica, la canta Eddie Vedder dei Pearl Jam, in un concerto tenuto a Boston il giorno del compleanno di Dylan, nel 2006.
Adoro questa canzone e questa versione in particolare e l'ho trovata perfetta per accompagnare le immagini del cammino che la mia piccola grande nipote ha fatto fino ad oggi, augurandole tutto, tutto, ma proprio tutto il meglio nella vita.
Dicendole che sono fiero di avere come obbiettivo il crescere le mie figlie come lei.

E che possa restare per sempre giovane.


Auguri Pizzy, ti vogliamo tanto bene.
Zio Alberto, zia Simona, la Ludo e la Virgi.

giovedì 16 settembre 2010

koushun takami - battle royale



Più di una volta mi sono trovato a riflettere su quanto bastardi si è a certe età.
Quasi sempre, pensando all'età più bastarda, mi sono risposto “gli anni delle medie”, a salire, in escalation.
Questo non è solo un libro violento, oppure pazzo; è un'analisi sulla pre-adolescenza, sul momento in cui si inizia a diventare uomini, sugli anni durante i quali più o meno si decide da che parte si starà da adulti.
Ed in questo momento, la quarantina di protagonisti di questo libro, abitanti in una fantomatica repubblica della grande asia vengono sbattuti dentro un incubo dal nome Programma.
Ci uccideremo l'uno con l'altro, ecco cosa gli viene inculcato a forza e fatto scrivere.
Da qui iniziano due giorni di morte, violenza, tradimenti. Ma anche di coraggio, di scoperta dell'amore, di esaltazione degli ideali, di speranze come appigli in un delirio di assurde dimensioni.
660 pagine che mi sono bevuto in 5 giorni, inizialmente stupito da tanta crudeltà, poi affascinato dalla metafora del Programma come momento di passaggio tra infanzia e maturità.
Molta morte, non solo fisica, ma anche dell'anima.
Ogni storia personale, dalla più banale alla più squallida e tragica ha un momento di riflessione, nel quale, mettendo il protagonista di fronte all'imminente morte, più che un tardivo esame di coscienza, emerge un sentire comune di illusioni, sogni infranti e speranze disilluse.
Il tutto ovviamente in una cornice di critica “politica” verso regimi che ingabbiano ed uccidono non solo coi Programmi, ma soprattutto negando i principali diritti.
Ad esempio i sogni.
Ad esempio la crescita.

martedì 14 settembre 2010

massimo carlotto - la verità dell'alligatore



c'è odore di fumo in queste pagine; fumo, whisky (anzi, calvados), cibo scadente.
L'alligatore è, prima di tutto, un bluesman. Anche nel suo lavoro, ha l'indolenza, la tristezza e la cattiveria del miglior blues.
Blues che risuona, ininterrottamente nella tua testa, mentre leggi queste pagine.
Un romanzo che mi ricorda molto le pagine “gialle” di ellroy, uno che con malavita, illegalità e morte ci sa fare parecchio, alla macchina da scrivere.
Sai benissimo che l'alligatore e beniamino rossini camminano su un filo molto sottile, sospesi tra giustizia e crimine, ma sei con loro, alzi anche tu il bicchiere colmo di liquore, mentre accendi una sigaretta senza filtro e ascolti john lee hooker.
Il Commissario Montalbano sicuramente vive in posti migliori e mangia decisamente meglio, ma a due figli di puttana così basta una stecca di bionde ed una bottiglia di Calvados per vincere.

venerdì 10 settembre 2010

stephen king - cell




ripartita, fortissima, la scimmia per il Re. 500 pagine bevute in due
giorni e mezzo, l'odissea di clay di fronte alla fine del mondo.
Di solito il Re è come le montagne russe al buio, sei li che vai
tranquillo ma SAI che sta per iniziare il delirio, leggi pagine quasi
bucoliche, ma sai che c'è un'ombra nera pronta ad oscurare il sole.
Qui no, a pagina 15 sei già nel vortice, che non ti molla per le
restanti 485 pagine.
Che botta! Come sempre il Re racconta una storia che pensi sia
esagerata, ma dentro di te fa risuonare una vocina che ti fa presente
che forse... tanto esagerata non è; ci sono spesso nei suoi libri
fantasmi, morti viventi, cose “da film” ma la sensazione che poi tolti
gli effetti speciali il Male sia comunque vero, beh ti resta.
Il cellulare, strumento di cui ora sembra impossibile fare a meno (e
ve lo dice uno che ne è TOTALMENTE schiavo), come veicolo universale
del Male, come strumento di un cattivissimo pifferaio che vuole tutti
ai suoi ordini.
Impossibile posare il libro sulla scrivania, devi sapere cosa succede,
DEVI andare avanti.
Ora e sempre, viva il Re!

giovedì 9 settembre 2010

neil gaiman - nessun dove



un genere nuovo per me, diciamo un fantasy, ma coi piedi ben piantati nel reale e nel presente.
Un libro che ti affascina, per il viaggio del protagonista in quello che per parte del libro credi sia fantasia, ma che in realtà alla fine si rivela essere una bellissima metafora di quello che è tristemente diventato il nostro mondo.
Quando capisci che quelli di sotto non sono invisibili, ma ignorati, capisci anche molto meglio la ricchezza che hanno, loro, i topi, i marchesi; capisci l'importanza di aprire le porte, di lasciare che qualcuno da quelle porte ci entri.
È crudele il momento in cui il protagonista ri-incontra la sua ex “di sopra” e lei sebbene abbia qualche sospetto, non lo riconosca e soprattutto, presa com'è dal lavoro e dal “far carriera” se ne dimentichi in pochi secondi.
Come siamo arrivati a questi punti? Quando abbiamo incominciato a costringere alcuni ad andare sotto, sempre più sotto in questa metaforica scala di valori?
Un libro sull'uomo, anche se parla di angeli e topi, un libro sulla realtà, anche se per 3\4 è ambientato in un mondo fantastico.
Un libro dove alla fine ti è impossibile non capire quale sia il “lato” migliore di questa Londra capitale del mondo intero.

martedì 7 settembre 2010

Lettera aperta al Partito Democratico - sezione di Albenga




albenga, la mia città per anni 31, è in mano al pdl, sindaco leghista (MA siciliana).
l'opposizione del PD locale è in perfetta linea col PD nazionale: ridicola.
questa estate la giunta ha dato carta bianca a una associazione di ragazzi in gamba per le manifestazioni.
risultato: spettacolo, vie piazze e strade piene.
il pd locale, dopo mesi di silenzio ha contestato le manifestazioni per presunte irregolarità nelle assunzioni e negli scontrini rilasciati.
oggi ho scritto questa lettera aperta (cit.) al PD di albenga


È tutto qui?

Tutto quello che questo famoso partito che rinnova l'italia è in grado di opporre alla destra ad albenga, è tutto qui? Dei controlli fiscali? Accuse di lavoro nero? (in LIGURIA??? d'ESTATE?????).

Ma non si vergogna signor andreis? Non si vergogna di fare la figura del bambino che perde a calcio e che altro non sa fare che sbattere i piedini e portare via il pallone?

Non vi vergognate voi del PD di albenga? Di aver consegnato la città alla lega nord? Di aver fatto talmente poco in 4 anni da rendere gli albenganesi così desiderosi di FARE QUALCOSA da riempire le piazze per ogni evento? Non vi vergognate delle piste ciclabili sui marciapiedi? Non vi vergognate dei sensi unici messi a casaccio?

Io ho vissuto ad albenga da quando sono nato a quando sono uscito di casa il giorno del mio matrimonio. Ho amato ed amo ancora albenga come solo si può amare un posto dove si è vissuti più di 30 anni. Amo i suoi viali, la sua passeggiata mare, piazza europa, il suo meraviglioso centro storico.

L'ho amato quando a governarlo c'era Viveri, l'ho amato quando piuttosto che il Re Rosso ho votato sia per la Lega che per Forza Italia. Quando mi sono svegliato per gli elicotteri dei carabinieri che giravano in tondo sulla città mentre l'intera giunta veniva arrestata.

Continuo ad amarlo e questo, cari voi, mi da ASSOLUTAMENTE non tanto il diritto, quanto il dovere di chiedervi: NON VI VERGOGNATE???

Siete spariti per mesi perché eravate tutti assorti a sponsorizzare il signor franco vazio (uno che io, juventino feroce ritengo che abbia come miglior pregio l'essere interista) come segretario provinciale, manco si parlasse del presidente della Repubblica per poi riapparire e lamentarsi DEL LAVORO NERO IN LIGURIA D'ESTATE????

ma siete impazziti???

avete visto le strade di albenga questa estate? Le avete riconosciute??? vi siete accorti di come col minimo sforzo questa amministrazione abbia ottenuto il massimo risultato?

Vi siete accorti di come delegando ad un gruppo di volenterosi trentenni come gli amici della Mareventi, la Rosy abbia materiale da farsi rendere per tutta la durata della sua carica? Dove eravate voi quando quei ragazzi, che ritengo apartitici, vi offrivano la loro disponibilità per fare qualcosa insieme? Dove eravate quando il loro Festivalmare riempiva viale italia? Perché non gli avete dato la possibilità di mettere la pista di pattinaggio in piazza del popolo?

Perché avete fatto in modo di far passare “l’avvocato” Vannucci, con quel suo sguardo sempre alle soglie dell’etilismo, uno che al massimo sarebbe in grado di fare l’assessore agli aperitivi, come un assessore FE-NO-ME-NA-LE??? uno che la dichiarazione più profonda che ha fatto in 1 anno è stata (biascicando) WELCOME TO ALBENGA!!!

perché avete isolato ed ostacolato il lavoro di una GRANDE PERSONA prima ancora che grande assessore, come ALFONSO SALATA? Perché lo avete lasciato in balia di quel megalomane di ciangherotti e delle sue buche delle lettere?? perché non lo avete MAI difeso??? Perché avete spianato la strada al biondo protettore di ogni gravidanza, che si è pure permesso il lusso di non fare campagna elettorale sporcandosi le mani (vizio che ha da almeno 15 anni), essendogli sufficiente un cognato nemmeno particolarmente fotogenico??

Perché avete mandato allo sbaraglio una bravissima e degnissima persona come antonello tabbò???

Voi siete i responsabili.

Vostra è la colpa.

e tutto quello che sapete fare è accusare la giunta di favorire il lavoro nero?????

ora, io capisco che essere del Partito Democratico sia sintomo di pochezza politica, non si può essere dello stesso partito di bersani ed avere capacità particolari, ma almeno abbiate un po' di orgoglio, abbiate un po' di coraggio.

Il coraggio di ammettere le vostre colpe, le vostre mancanze, le vostre responsabilità.

Chiedete scusa.

E impegnatevi tra 4 anni ad essere migliori dei vostri avversari, invece di perdere tempo a contestargli le piccolezze.

E soprattutto, vergognatevi.


Alberto Calandriello.

lunedì 6 settembre 2010

Immortalità

tesi 1: i Nirvana erano troppo autodistruttivi per sopravvivere, se cobain non si fosse sparato sarebbero finiti comunque
tesi 2: i Nirvana erano i più grandi della scena di seattle, se cobain non si fosse sparato sarebbero diventati molto meglio dei pearl jam.

che ne dite voi?

ecco cosa ne dico io:

Facendo molta attenzione a scrivere (e a leggere) quello che segue, devo dire che la mia attenzione, diventata rispetto, ma mai amore, per i Nirvana è nata dopo il suicidio di cobain.
L'inverno in cui ogni catafottuta radio nel globo trasmetteva Smells like teen spirits, io continuavo a chiedermi cosa ci fosse di così interessante in questo revival finto punk fatto di grida e soprattutto di malessere urlato col culo ben saldo ai primi posti di tutte le classifiche dell'universo mondo.
E poi se di seattle bisognava morire, molto ma molto meglio il ragazzo con la canotta dei bulls che si arrampicava sulle balaustre di un piccolo teatro (even flow – pearl jam).
Lo sparo nella testa di cobain è risuonato forte dentro di me. Allora non fingeva malessere, allora stava male davvero! Da quel giorno mi sono accostato alla loro musica con un'attenzione maggiore ed un crescente rispetto verso chi aveva portato in note tutto il suo mondo interiore fatto di dipendenza, dolore e rifiuto.
Il live acustico poi, che meraviglia!!!
nonostante questa accresciuta stima però, ho da sempre pensato che i nirvana avessero scritto a chiare lettere nel loro dna la parola MORTE (e non solo artistica, purtroppo), troppo autodistruttivi, troppo nichilisti, troppo “è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente” (citazione di neil young che cobain scrisse prima di spararsi).
Grandi, grandissimi, probabilmente fondamentali, ma destinati ad una vita breve e ad una rapida scomparsa.
Mentre cobain voleva intitolare il disco dopo Nevermind “odio me stesso e voglio morire”, i pj cantavano “sono ancora vivo”, certo, si chiedevano “ma me lo merito??”, ma la domanda, in sé portava a una ricerca, i nirvana non cercavano altro che la distruzione.
Quello che nei nirvana è morte, nei PJ è catarsi, la rabbia, l'angoscia, la voglia di uscire da certi schemi è tratto comune (forse l'unico) di tutto il cosiddetto grunge, ma se cobain nel suo dolore ci si crogiola, vedder reagisce, scalcia, risponde.
Ed i pearl jam hanno scritto No Code, ossia LA catarsi.
La settimana scorsa su MTV hanno fatto un documentario su courtney love vedova cobain. Al di la della signora (alla quale musicalmente preferisco l'uva passa, che mi da più calorie – cit.), la parte relativa al travagliato rapporto col marito dava chiara la dimensione delle tendenze autodistruttive di cobain, incapace di stare lontano non tanto e non solo dalla droga, ma dal dolore, quasi fine a se stesso.
Quando nel 2000 andai a vedere il mio primo concerto dei pj ad assago ero preoccupato di trovarmi circondato da una generazione di fans (di cui anagraficamente non facevo più parte) depressi, incazzati e violenti. Invece quando durante Rockin' in the free world si accesero le luci, intorno a me c'erano 12mila persone SORRIDENTI. I pj non avevano mai scritto canzoni “allegre” o spensierate, fino, cito a memoria, a johnny guitar, ma nonostante questo, nonostante non avessero la loro “you can look”, la loro “Ramrod”, alla fine uscivi dai loro concerti felice, perché rabbia ed angoscia passate attraverso le loro note erano diventate gioia.
Il rapporto dei pj con la morte è nelle lacrime di eddie sul palco di roskilde, mentre sotto di lui sta morendo della gente che doveva essere felice, sta nel testo di save you dedicata a mcready, che inizia con “ti salverò stronzo, non voglio perderti”.
E poi, musicalmente i nirvana non valevano granchè.
Cobain era un chitarrista al massimo normale, novoselic niente di più, grohl forse è peggio come chitarrista che come batterista; valga ad esempio il video di qualche anno fa dove insieme a bruce, elvis costello e miami steve suona la chitarra in London calling e deve guardare le mani altrui per seguire gli accordi (e stiamo parlando di london calling, non delle variazioni di goldberg).
I due live elettrici sono potenti, ma non certo ben suonati, l'acustico è tenuto su dai due chitarristi aggiunti.
I nirvana erano una punk band anche in questo aspetto, approssimazione e tanta cattiveria, zero tecnica, personaggio maledetto e carismatico.
Quando penso a cobain io comunque penso ad un tizio piegato su se stesso che circondato da candele canta ad occhi socchiusi e “giura di non avere un fucile”. Era un personaggio cobain, la gente forse lo credeva troppo personaggio e poco vero, però come disse bruce in quel periodo, i nirvana significavano davvero qualcosa per i loro fans.
Significavano qualcosa forse per l'intero movimento grunge, al punto che la sua morte ha rischiato di trascinarsi dietro pure i pj.
Il secondo batterista della band, dave abbruzzese, era un tossico durissimo, che per questo venne escluso dalla band.
I pj sono a boston, aprile 1994, e' passata una settimana da quando kurt cobain ha deciso di smentire il testo di come as you are, dave abbruzzese stava spandendo merda nel gruppo...e i pj stavano per esplodere.
un ultimo concerto, in un posto piccolo i roadie che scrivono la scaletta...

set: Oceans, Even Flow, Sonic Reducer, State of Love and Trust, Hard to Imagine, Immortality/(Hey Hey, My My), Go, Animal, Glorified G, Daughter/(Suck You Dry), Alone, Not for You, Better Man, Rats, Blood
enc: Release, Tremor Christ, Once, Fuckin' Up, Dirty Frank, Yellow Ledbetter, instrumental jam, Rearviewmirror, Elderly Woman, I've Got a Feeling/jam


e per fortuna la storia va in modo diverso.

I nirvana, semplicemente, non avevano la forza nè il coraggio per cambiare direzione alla loro storia.

Privilegiato come una puttana
Vittime in richiesta di uno spettacolo pubblico
Spazzato via attraverso gli spifferi sotto la porta
Più virtuoso di te... Ma come?
Arreso... Ma comunque giustiziato
Vita dissolta, la scatola dei sigari in terra


e soprattutto:

Qualcuno muore solo per poter vivere


bentrovati.