Lunedì e martedì si è
tenuta la sesta edizione del Festival “Perchè Bardino è Bardino”,
a Bardino Nuovo, frazione di Tovo San Giacomo.
ci ero andato anche l'anno scorso
ci ero andato anche l'anno scorso
Due le novità rispetto
alla scorsa edizione, una buona ed una cattiva.
Quella buona è il
ritorno a casa del festival, dopo la parentesi al salone delle Feste
di Tovo San Giacomo. Il Mulino degli Artisti, eroica associazione che
nelle profondità della Val Maremola offre uno spazio di creatività
ai giovani, è la sede perfetta per una cosa come questa, ambiente
raccolto, immerso nel verde, lontano da possibili orecchie delicate.
Quella cattiva è che a
causa di crisi e spending review, la giuria di qualità comprendeva
tra i suoi membri anche il sottoscritto.
Dovendo fare onore al mio
ruolo di GGGGiurato, ecco un paio di osservazioni
sulle band in gara.
Hanno aperto i Progetto
Santiago, che cantano in italiano con uno stile che ricorda i primi
Litfiba e i Negramaro. Canzoni interessanti, buona scrittura e suono
coinvolgente.
Dopo di loro è toccato
ai Without, classico trio di hard rock che riesce a mettere su un bel
muro di suono duro e preciso, con pezzi corposi alla Black Sabbath ed
una chitarra “spessa” che ricama ottimi assoli, supportata da una
sezione ritmica solidissima.
A concludere la prima
serata ci hanno pensato i Subbuglio, band storica del savonese, dal
glorioso curriculum e reduce da una bella esperienza di commistione
tra musica e teatro con uno spettacolo su Luigi Tenco. Musica calda e
avvolgente, per un finale in crescendo, una band esperta e padrona
del palco.
La serata conclusiva si è
aperta con l'heavy metal dei Dreamer's Road, band savonese giovane ma
dalle ottime doti tecniche, gioia dei sostenitori delle quote rosa
anche nel metal (sono tre ragazzi e due ragazze) e capaci di
trascinare il pubblico grazie a pezzi cattivissimi che il cantato
femminile rende ancora più intriganti. Furia sonora supportata dal
bravissimo batterista, veramente indemoniato (ah ah ah).
I Betters si presentano
come la miglior rock band italiana e dichiarano di non ispirarsi a
nessuno; peccato che al loro posto probabilmente abbia suonato una
cover band degli oasis, dove il cantante scimmiottava mister
gallagher al limite del clone, anche negli atteggiamenti.
I 4 Real giocano in casa,
al Mulino sono nati e cresciuti e la loro crescita appare evidente a
chi li segue da un po' come me; pur non amando particolarmente i loro
riferimenti musicali, ritengo le loro canzoni molto buone e martedì
le loro esecuzioni sono state impeccabili. Un punk-rock veloce e
bello pestone che ha permesso ai ragazzi di aggiudicarsi il premio
finale, grazie anche alla massiccia presenza dei loro fans-amici.
Chiudono la rassegna i
Flower Flesh, gruppo prog fresco di pubblicazione di un album
addirittura con la prestigiosa Black Widow di Genova. Non amo il
prog, per usare un eufemismo, ma sono indubbie le qualità della
band, che dimostra di saper proporre una musica difficile in maniera
assolutamente credibile; meritato, per loro, il Premio della Critica.
Come penso sia chiaro, la
classifica finale non è assolutamente l'aspetto principale del
festival. La cosa importante è che ancora una volta il Mulino è
riuscito a proporre due serate di musica originale ed indipendente,
fatta da persone che si sbattono per ritagliarsi uno spazio nel mondo
della musica e per inseguire il loro sogno.
L'atmosfera che ho
respirato nelle due serate, a parte pochi episodi di protagonismo,
era di totale condivisione, tra gruppi anche molto diversi tra loro,
che si sono messi in gioco con umiltà ed hanno proposto la loro
musica prestandosi giocosamente alo spirito del “festival”.
La passione e l'ostinata
convinzione in quello che si fa che i ragazzi del Mulino dimostrano
anno dopo anno non devono restare confinate nei meandri
dell'entroterra ligure, ma devono diventare esempio e stimolo per
tutti quelli che amano la musica; sia chi la suona che chi, come me,
più semplicemente la ascolta e ne è appassionato, possono trovare
nel Mulino una risorsa preziosa che al giorno d'oggi è più unica
che rara.
Trovo ormai
improcrastinabile, perlomeno dalle nostre parti, che tutte queste
piccole realtà entrino in contatto, anzi, scusate la deformazione
professionale, in rete e uniscano le forze per sopravvivere e portino
avanti una proposta se non unitaria, almeno coordinata.
L'offerta che possono
portare alla riviera ligure è allettante, perché sono convinto che
la musica dal vivo attiri ancora persone, specialmente se si tratta
di canzoni originali e non delle solite cover band. La cronica
scarsità di risorse costringe ad unirsi e a condividere il poco che
si ha, sperando di farlo fruttare. Le conoscenze e le competenze, ad
esempio, dei ragazzi di Bardino, dovrebbero essere messe a
disposizione di chi magari può disporre di spazi più ampi e
vorrebbe differenziare un po' le alternative da presentare, non solo
nei mesi estivi.
Lo stesso Mulino degli
Artisti non deve restare uno spazio chiuso ed inutilizzato, ma deve
aprirsi al territorio ed alle istanze di chi abbia una qualunque
velleità artistica, perché, si badi bene, io parlo quasi sempre di
musica e di un certo tipo di musica, ma le possibilità sono anche
altre ed altre ancora si possono inventare, penso a serate incentrate
su libri, a commistioni tra musica e letteratura e, perché no,
cinema.
Troviamo un punto di
incontro dove i diversi “eroi” possano sedersi ad un tavolo e
mostrare le proprie carte: non voglio fare nomi, ma da alassio a
savona le realtà non mancano. Non deve mancare la volontà di creare
e continuare a proporre qualcosa di buono e stimolante per chi è
interessato ad uno spazio creativo che esca dai canoni triti e
ritriti del divertimento estivo; sono sicuro che se la cosa prendesse
piede, gli stessi locali detti “in” della riviera rizzerebbero le
orecchie e dimostrerebbero interesse.
Trovo incredibile che
gente di 65\70 anni si muova anche parecchio per andare ad ascoltare
la loro musica preferita, mentre i loro figli, per non dire nipoti,
non abbiano lo stimolo per andare a sentire un gruppo di coetanei che
suona le proprie canzoni o addirittura mettersi insieme e crearne di
nuove.
La musica è un ottimo
strumento di aggregazione, attorno ad essa si possono creare realtà
e centri di interesse che diano realmente a chi vuole, la possibilità
di essere protagonista.
Sfruttiamola.
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