giovedì 2 maggio 2013

Perchè Bardino è Bardino, ma non solo. Dal vostro (Luca) Giurato di qualità.

Lunedì e martedì si è tenuta la sesta edizione del Festival “Perchè Bardino è Bardino”, a Bardino Nuovo, frazione di Tovo San Giacomo.

ci ero andato anche l'anno scorso
Due le novità rispetto alla scorsa edizione, una buona ed una cattiva.
Quella buona è il ritorno a casa del festival, dopo la parentesi al salone delle Feste di Tovo San Giacomo. Il Mulino degli Artisti, eroica associazione che nelle profondità della Val Maremola offre uno spazio di creatività ai giovani, è la sede perfetta per una cosa come questa, ambiente raccolto, immerso nel verde, lontano da possibili orecchie delicate.
Quella cattiva è che a causa di crisi e spending review, la giuria di qualità comprendeva tra i suoi membri anche il sottoscritto.
Dovendo fare onore al mio ruolo di GGGGiurato, ecco un paio di osservazioni sulle band in gara.
Hanno aperto i Progetto Santiago, che cantano in italiano con uno stile che ricorda i primi Litfiba e i Negramaro. Canzoni interessanti, buona scrittura e suono coinvolgente.
Dopo di loro è toccato ai Without, classico trio di hard rock che riesce a mettere su un bel muro di suono duro e preciso, con pezzi corposi alla Black Sabbath ed una chitarra “spessa” che ricama ottimi assoli, supportata da una sezione ritmica solidissima.
A concludere la prima serata ci hanno pensato i Subbuglio, band storica del savonese, dal glorioso curriculum e reduce da una bella esperienza di commistione tra musica e teatro con uno spettacolo su Luigi Tenco. Musica calda e avvolgente, per un finale in crescendo, una band esperta e padrona del palco.
La serata conclusiva si è aperta con l'heavy metal dei Dreamer's Road, band savonese giovane ma dalle ottime doti tecniche, gioia dei sostenitori delle quote rosa anche nel metal (sono tre ragazzi e due ragazze) e capaci di trascinare il pubblico grazie a pezzi cattivissimi che il cantato femminile rende ancora più intriganti. Furia sonora supportata dal bravissimo batterista, veramente indemoniato (ah ah ah).
I Betters si presentano come la miglior rock band italiana e dichiarano di non ispirarsi a nessuno; peccato che al loro posto probabilmente abbia suonato una cover band degli oasis, dove il cantante scimmiottava mister gallagher al limite del clone, anche negli atteggiamenti.
I 4 Real giocano in casa, al Mulino sono nati e cresciuti e la loro crescita appare evidente a chi li segue da un po' come me; pur non amando particolarmente i loro riferimenti musicali, ritengo le loro canzoni molto buone e martedì le loro esecuzioni sono state impeccabili. Un punk-rock veloce e bello pestone che ha permesso ai ragazzi di aggiudicarsi il premio finale, grazie anche alla massiccia presenza dei loro fans-amici.
Chiudono la rassegna i Flower Flesh, gruppo prog fresco di pubblicazione di un album addirittura con la prestigiosa Black Widow di Genova. Non amo il prog, per usare un eufemismo, ma sono indubbie le qualità della band, che dimostra di saper proporre una musica difficile in maniera assolutamente credibile; meritato, per loro, il Premio della Critica.

Come penso sia chiaro, la classifica finale non è assolutamente l'aspetto principale del festival. La cosa importante è che ancora una volta il Mulino è riuscito a proporre due serate di musica originale ed indipendente, fatta da persone che si sbattono per ritagliarsi uno spazio nel mondo della musica e per inseguire il loro sogno.
L'atmosfera che ho respirato nelle due serate, a parte pochi episodi di protagonismo, era di totale condivisione, tra gruppi anche molto diversi tra loro, che si sono messi in gioco con umiltà ed hanno proposto la loro musica prestandosi giocosamente alo spirito del “festival”.
La passione e l'ostinata convinzione in quello che si fa che i ragazzi del Mulino dimostrano anno dopo anno non devono restare confinate nei meandri dell'entroterra ligure, ma devono diventare esempio e stimolo per tutti quelli che amano la musica; sia chi la suona che chi, come me, più semplicemente la ascolta e ne è appassionato, possono trovare nel Mulino una risorsa preziosa che al giorno d'oggi è più unica che rara.
Trovo ormai improcrastinabile, perlomeno dalle nostre parti, che tutte queste piccole realtà entrino in contatto, anzi, scusate la deformazione professionale, in rete e uniscano le forze per sopravvivere e portino avanti una proposta se non unitaria, almeno coordinata.
L'offerta che possono portare alla riviera ligure è allettante, perché sono convinto che la musica dal vivo attiri ancora persone, specialmente se si tratta di canzoni originali e non delle solite cover band. La cronica scarsità di risorse costringe ad unirsi e a condividere il poco che si ha, sperando di farlo fruttare. Le conoscenze e le competenze, ad esempio, dei ragazzi di Bardino, dovrebbero essere messe a disposizione di chi magari può disporre di spazi più ampi e vorrebbe differenziare un po' le alternative da presentare, non solo nei mesi estivi.
Lo stesso Mulino degli Artisti non deve restare uno spazio chiuso ed inutilizzato, ma deve aprirsi al territorio ed alle istanze di chi abbia una qualunque velleità artistica, perché, si badi bene, io parlo quasi sempre di musica e di un certo tipo di musica, ma le possibilità sono anche altre ed altre ancora si possono inventare, penso a serate incentrate su libri, a commistioni tra musica e letteratura e, perché no, cinema.
Troviamo un punto di incontro dove i diversi “eroi” possano sedersi ad un tavolo e mostrare le proprie carte: non voglio fare nomi, ma da alassio a savona le realtà non mancano. Non deve mancare la volontà di creare e continuare a proporre qualcosa di buono e stimolante per chi è interessato ad uno spazio creativo che esca dai canoni triti e ritriti del divertimento estivo; sono sicuro che se la cosa prendesse piede, gli stessi locali detti “in” della riviera rizzerebbero le orecchie e dimostrerebbero interesse.
Trovo incredibile che gente di 65\70 anni si muova anche parecchio per andare ad ascoltare la loro musica preferita, mentre i loro figli, per non dire nipoti, non abbiano lo stimolo per andare a sentire un gruppo di coetanei che suona le proprie canzoni o addirittura mettersi insieme e crearne di nuove.
La musica è un ottimo strumento di aggregazione, attorno ad essa si possono creare realtà e centri di interesse che diano realmente a chi vuole, la possibilità di essere protagonista.
Sfruttiamola.











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